Il miracolo sei tu

Su ali d'aquila

Domenica 21 gennaio 2024 • III Domenica dopo l'Epifania


In questa terza domenica dell’Epifania ancora una volta ci soffermiamo sulla manifestazione del volto di Dio che si compie in Gesù e sul volto dell’uomo.

Il libro dei Numeri ci narra di una delle difficoltà del popolo: nel lungo cammino del deserto che il popolo vive a causa della sua non fede nel Dio che li ha liberati dall’Egitto, il popolo cade nella tentazione della bramosia di carne, nel desiderio ossessivo di cibo. Un desiderio folle perché fa addirittura rimpiangere il passato, guardando al cibo che mangiavano e non alle ferite, alle morti, alla durezza della schiavitù a cui loro erano sottomessi. E’ un po’ come se la visione della libertà fosse storpiata da questo cattivo desiderio. In realtà quando veramente viviamo la libertà, questa va vissuta nella sua pienezza anche nelle difficoltà. Bellissima è la testimonianza dei monaci di Tibherine, quando nel momento in cui condividono con la comunità musulmana del paese la loro indecisione se partire o meno dalla terra di missione, i musulmani stessi dicono: voi siete il ramo, noi gli uccelli posati sul ramo, ma se il ramo viene meno, che ne sarà di noi? La libertà quando vissuta pienamente va assunta anche nelle difficoltà che presenta, ma assunta confidando nell’agire di Dio, cosa che alla fine i monaci fecero. Meno il popolo di Israele, che ottenne sì da Dio la tanta sospirata carne, ma fino alla nausea! Questo dettaglio ci dice a che cosa porta la bramosia: a rifiutare alla fine un dono invocato da Dio, a rifiutare di nuovo lo stesso Dio. Dio si rivela a noi, al suo Popolo non per soddisfare come “il genio della lampada” i nostri desideri, ma per accompagnarci nel viaggio della vita ad assaporare il vero senso della libertà e ad aiutarci a discernere il suo peso ogni volta che ci troviamo di fronte a una scelta, per non cadere nel lamento, nella critica accesa che alla fine diventa sconforto.

Questo atteggiamento di Dio si rivela pienamente nel modo di agire di Gesù, quel giorno sulle rive del lago. Mentre i discepoli sono preoccupati di sfamare cinquemila persone e si domandano come da cinque pani e due pesci possono trarre cibo per tutti, Gesù vive lo sguardo della fede, lo sguardo che alla fine guarda al vero bene. E il vero bene non è moltiplicare il pane, il vero bene è dare un nutrimento di vita, di consolazione, di speranza alla gente che è lì ad ascoltarlo. Se uno guarda al vero bene, allora saprà trovare sempre la strada per dare da mangiare alla gente che segue e che è chiamato/a ad accompagnare. Molte volte Dio stesso ci da e prepara il terreno perché si riveli questa nostra vocazione di figli di Dio: quella cioè di compiere il vero bene. Quanta tristezza mi da sentire dai ragazzi questa frase: “Io volevo venire a messa domenica, ma papà ha detto che era più importante andare alla partita, perché quella è l’esperienza vera della vita, il successo!”. E se il vero successo fosse il fermarsi per rendere grazie per i talenti dei tuoi figli, tra cui quello di richiamarti al senso di una fede che ci chiede di riposare stando con Dio, ascoltando la sua voce che ci dice di quanti pani e pesci ci ha nutrito in una settimana, e tu non te ne sei neanche accorto?

Ieri come oggi viviamo la sfiducia in Dio, lo sminuire la forza del suo amore. Ma è questa forza ostinata dell’amore che alla fine vincerà sempre. Se veramente confidiamo in questo amore, se non cadiamo nei piacere momentanei che il mondo ci propina, se imparassimo a dosare le proposte positive del mondo dentro però un orizzonte di senso, un orizzonte anche legato alla fede cristiana, fede che genera vita, allora impareremmo che non c’è difficoltà, impareremmo l’arte di compiere miracoli, ma perché il miracolo sei tu, è la tua fiducia in Dio e nell’uomo, è la tua libertà che si è lasciata addomesticare dall’Amore che non fa misura e tornaconti, ma che invece Ama perché vive di quella vita ricevuta nell’Amore e desidera solo questo: continuare a essere e vivere nell’amore!
 

Esci Home